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BIOGRAFIA DI FRANCESCO PICCIONE > STORIA > INFANZIA ED ISTRUZIONE

FRANCESCO PICCIONE
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STORIA - INFANZIA, ADOLESCENZA ED ISTRUZIONE

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1. Il "mulino a vento"

All'età di 5 anni, con i mattoncini della Lego ed altri materiali, ha realizzato un piccolo "mulino a vento", messo in movimento tramite una trasmissione a cinghia collegata ad un motore elettrico, alimentato a batteria piatta (
quella con le due linguette metalliche).


2. La bicicletta elettrificata

Ogni bicicletta è dotata di una dinamo che, poggiata lateralmente al copertone della ruota anteriore, fornisce energia elettrica alle lampadine anteriore e posteriore.

Francesco, all'età di 12 anni, mise in parallelo al circuito elettrico a cui era collegato la dinamo, un altro circuito, alimentato però a batterie. Questo circuito serviva per fornire energia elettrica costante alle lampade, anteriore e posteriore.
Inoltre, con dei meccanismi semplici, aveva dotato la sua bicicletta di una luce posteriore "stop" e di indicazioni di direzione, posti solo nel lato posteriore della bicicletta.

L'alimentazione era fornita da due batterie piatte da 4,5 Volt, sistemate all'interno di una scatola.
In questa, si trovava un interruttore che portava la tensione continua alle due luci, anteriore e posteriore; mentre, sia lo "stop" che gli indicatori di direzione erano sempre attivi.

Il circuito elettrico era così realizzato.
Il negativo era posto a massa, nel telaio della bicicletta. Il positivo, invece, intercalato da un interruttore on/off, giungeva direttamente alle due luci, tramite un filo elettrico, collegato parallelamente a quello che giungeva dalla dinamo.

La realizzazione del circuito per la luce "stop" e gli indicatori di direzione (
solo posteriori), era piuttosto particolare.
Per l'accensione della luce "stop", il circuito elettrico per funzionare, utilizzava la conducibilità del telaio di metallo della bicicletta.
Francesco aveva fatto arrivare su entrambi i lati del manubrio, in corrispondenza delle due leve dei freni, un filo elettrico. La parte finale, denudato dalla guaina isolante, essendo di rame solido era rigida. Questa parte finale era posta in modo che, agendo sulle leve di metallo dei freni, la parte priva di isolante entrasse in contatto con queste, facendo accendere la lampadina dello "stop".
Questa lampadina, quindi, aveva il positivo proveniente direttamente dalle batterie, mentre il negativo, dalla lampadina arrivava in prossimità di entrambe le leve dei freni. Queste, quando azionate per frenare, strisciavano sul filo di rame solido, facevano accendere la lampadina dello "stop", poiché il negativo delle batterie era direttamente collegato al telaio metallico della bicicletta.

Similare, ma altrettanto ingegnoso, era l'accensione delle due frecce direzionali posteriori.
Al manubrio, su entrambi i lati, parallelamente al filo dello "stop", arrivavano sul suo lato superiore ed in prossimità delle due manopole, un filo elettrico in rame solido, anch'esso denudato del suo isolante nella parte finale. Essendo in rame solido, questi fili, uno sulla destra e l'altro sulla sinistra, erano orientati verso l'alto.

Per accendere l'indicatore di direzione, Francesco, con il pollice destro o quello sinistro, spingeva leggermente verso il basso il filo elettrico, in modo che entrasse in contatto con la parte metallica del manubrio, facendo accendere la lampadina posteriore, quella destra o di sinistra.
L'intermittenza dell'accensione, era semplice e manuale. Poiché il filo di rame solido tendeva a ritornare nella posizione originale, ossia verso l'alto, Francesco lo premeva leggermente col pollice e lo lasciava, creando così l'intermittenza.

Peccato che le due batterie piatte da 4,5 Volt ciascuna, durassero solo una settimana e che il circuito degli indicatori, nella sua parte finale non fosse affidabilissimo, ma la luce "stop" e quelle degli indicatori di direzioni erano rossa e gialle….
   

3. La Vespa 50 Special

La Vespa 50 Special era un motorino che all'epoca era dotato solo delle lampade anteriore e posteriore. Francesco a 15 anni, modificò questa situazione ed ovviamente ci mise del suo.


Innanzitutto, aveva acquistato i kits (
della Vespa 125 ET3) per dotare la sua 50 Special di luce "stop" ed indicatori di direzione anteriore e posteriore.
Oltre ciò, aveva realizzato un ulteriore circuito elettrico, posto in parallelo a quello originale, dotato di alimentazione autonoma a batteria ricaricabile, ponendola sotto il sedile, nel piccolo vano attrezzi di plastica grigia della Vespa.
La ricarica di questa batteria, non poteva avvenire utilizzando l'energia elettrica generata dal motore della Vespa 50 Special, per cui ogni 10 giorni veniva caricata con caricabatteria.

Questo circuito aggiuntivo, alimentava costantemente le luci anteriore e posteriore.
Nella Vespa 50 Special, la luce anteriore era solo anabbagliante (
oltre quella di posizione). Francesco aveva sostituito la lampada originale con altra avente la doppia funzione, abbagliante/anabbagliante, realizzando il relativo circuito elettrico. Per attivare la doppia funzione, aveva anche sostituito l'interruttore originale con quello della Vesta ET3; a questo, inoltre, aggiunse le spie verde e blu, che aveva avvitato sul tappo di plastica originale col marchio Piaggio, posto sul manubrio.

Contemporaneamente, aveva dotato la sua Vespa di una chiave di accensione (
all'epoca non esisteva: bastava il bloccasterzo...).
Il blocco accensione, lo aveva avvitato, praticando un foro col trapano dotato di punta metallica, sul manubrio, in corrispondenza del faro anteriore. L'accensione era dotata di doppia funzione: primo scatto accensione circuito luci, stop ed indicatori; secondo scatto, possibilità di mettere in moto la Vespa, tramite la sua leva a pedale (
all'epoca, il motorino di avviamento era un'utopia…).

Questo impianto elettrico aggiuntivo, consentiva una maggiore capacità di illuminazione rispetto a quello originale.
Basti semplicemente ricordare, che quando la Vespa 50 Special aveva il motore acceso al minimo, le luci anteriore e posteriore erano piuttosto fioche, per non dire quasi spente. Con questo impianto aggiuntivo, invece, entrambe le luci (
compreso l'abbagliante), oltre a fornire sempre la massima luminosità, potevano anche essere accese a motore spento.


4. Scuola ed università

Sia alla scuola elementare che alla media, è stato uno dei migliori della classe in scienze, matematica, geometria ed applicazioni tecniche.

Alle elementari (
"Lombardo Radice", Via Archia, Siracusa) il suo maestro Andolina gli ha sviluppato la sua passione per la matematica e le scienze.

In seconda media (
"Paolo Orsi",  Piazza della Repubblica, Siracusa), all'età di 13 anni, una mattina le prime due ore erano destinate alla svolgimento dei compiti scritti di Matematica e Scienze. Quel giorno, Francesco era potuto entrare nella seconda ora. La prof.ssa Di Pietro, gli aveva detto: "Visto che sei stato assente nella prima ora, se te la senti, in quest'ora puoi fare entrambi i compiti, di matematica e scienze". Ebbene, Francesco in un'ora aveva redatto entrambi i compiti, ottenendo in entrambi il massimo dei voti con lode.

Successivamente, aveva frequentato il liceo Scientifico "Orso M. Corbino" (
Via Armando Diaz, Siracusa), dove aveva conseguito il diploma di maturità con una tesina in "Geografia Astronomica".

Al liceo, nei primi due anni, il suo curriculum di studente era stato più che buono. Nel triennio successivo, invece, era peggiorato notevolmente, a causa di incompatibilità caratteriali col suo professore di Matematica e Fisica, proprio le sue materie preferite. A distanza di qualche decenni, aveva scoperto che il suo prof era invidioso di Francesco per il semplice fatto che imparava senza sforzi.

Segnato da questa pessima esperienza, al termine della scuola superiore, si era iscritto all'Università degli Studi di Catania, dove senza né infamia né lodo, ha conseguito il diploma di laurea e, successivamente, l'abilitazione all'esercizio della professione.
Si era, però, distinto come lo studente che aveva redatto una particolare tesi di laurea, in tempi rapidissimi...

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