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Il sistema analogico era sino agli anni Novanta la sorgente principale di un impianto audio di alta qualità. Le sue prestazioni sonore gli hanno permesso di mantenere ben salda questa posizione per decenni, nonostante l'esistenza e la nascita di nuove altre sorgenti. Tra queste, il sistema digitale ha ed avrà un altro suono, distinto e separato, non confrontabile con il suono del sistema analogico e, quindi, in teoria non dovrebbe mai sostituire del tutto la vecchia, cara, sorgente analogica, ma tuttalpiù affiancarsi a questa. Diversa è, invece, la situazione del registratore a bobine. Questo è sempre stato rispetto all'LP, una sorgente dalle caratteristiche sonore superiori, a causa delle sue intrinseche caratteristiche e del fatto che i master originali, quelli dove viene registrata la musica, sono a bobine (ancora oggi, anche se lentamente sta venendo sostituito dagli Hard Disc); peccato che da sempre, grazie alle sua superiorità, i discografici gli hanno preferito l'oggetto di questa monografia.
Possiamo, alla luce di ciò, affermare che in passato siamo stati costretti ad utilizzare il giradischi analogico quale sorgente principale, poiché non vi erano alternative. Chi è in possesso di diffusori di qualità esoterica, quelli la cui risposta in frequenza è estesa da 40 a 22.000 Hz, dotati di sensibilità superiore ai 90 dB/W/m (decibel/Watt/metro), è perfettamente conscio dei vari limiti che attanagliano la sorgente analogica. In particolare il rumore: ogni toc si trasforma in una fucilata o una cannonata ed il rumore di fondo a volte sembra un treno che passa sotto la vostra sala di ascolto. Esagero? Non molto.
Di fatto, sebbene per moltissimi audiofili il lettore digitale abbia da tempo sostituito il giradischi analogico come sorgente principale, il giradischi recentemente è risorto a nuova vita,
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